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Mentre fonti di energia non rinnovabile, come ad esempio i combustibili fossili, hanno un impatto negativo sull’ambiente, sia perché sono tra i principali responsabili del riscaldamento globale, sia perché causano perdita di biodiversità e conseguenze sulla salute degli animali e degli esseri umani, lo stesso non si può dire dei pannelli fotovoltaici, che invece rientrano nella categoria delle energie rinnovabili e sono fondamentali per una corretta transizione energetica.

Ma questo non è il solo motivo per cui i pannelli fotovoltaici fanno bene all’ambiente: uno degli aspetti più rilevanti del contributo dei pannelli solari alla biodiversità è rappresentato dalla loro capacità di minimizzare l’uso di terreni. Gli impianti fotovoltaici possono essere installati su superfici precedentemente degradate o già antropizzate, evitando così la distruzione di aree naturali preziose per la flora e la fauna. 

Pannelli solari e insetti impollinatori

Numerosi studi hanno dimostrato come la presenza di parchi fotovoltaici sia favorevole per lo sviluppo della flora e della fauna locale, soprattutto per quanto riguarda la presenza di insetti impollinatori.

Ma quali sono questi insetti impollinatori e perché sono così importanti?

Api, vespe, farfalle e falene sono fondamentali nella produzione alimentare:  il lavoro e le attività di queste specie sono responsabili del 75% delle colture alimentari globali e del 35% della produzione agricola mondiale.

Quando si sceglie di trasferire delle api o altri insetti impollinatori in un parco solare, bisogna fare attenzione che la luce del sole non le colpisca direttamente. Il punto migliore dove posizionarle è in corrispondenza dei moduli più bassi. Inoltre, sarebbe buona pratica rimandare la falciatura dell’erba a fine estate, così che gli insetti abbiano il tempo per nutrirsi, riprodursi e svolgere la loro opera di impollinazione.

Altri benefici dei pannelli fotovoltaici sulla fauna

Secondo una ricerca condotta dalla tedesca BNE (Associazione federale dell’industria delle nuove energie), inoltre, d’estate i parchi fotovoltaici diventerebbero casa anche per anfibi e rettili, come lucertole e rane, e molte specie di uccelli campagnoli trovano un ambiente favorevole per fare i propri nidi.

I benefici derivanti dalla presenza dei pannelli solari si estendono oltre 1 km rispetto al campo dove si trovano i pannelli, permettendo anche agli agricoltori nelle vicinanze di beneficiare della presenza di insetti impollinatori.

Inoltre, l’energia solare non produce inquinamento atmosferico o acustico, riducendo l’impatto negativo sull’ambiente e sulla salute delle persone e degli animali. Questo favorisce la conservazione di specie animali vulnerabili o in pericolo di estinzione che potrebbero essere minacciate da altre fonti di energia più inquinanti.

Per chi sceglie i pannelli fotovoltaici, inoltre, contribuire allo sviluppo e alla salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità non può che essere motivo di vanto, per andare sempre di più nella direzione di un futuro green. Anche Solarfast ha, tra le proprie priorità, l’ambiente e la sostenibilità: scegliere di realizzare un impianto con questa azienda è dunque garanzia di cura e tutela del territorio, oltre che del pieno rispetto delle forme di vita che lo abitano.

In un mondo sempre più consapevole dell’importanza della sostenibilità ambientale, l’intelligenza artificiale (IA) si sta dimostrando una preziosa alleata nel settore delle energie rinnovabili. Gli algoritmi avanzati e i sistemi di machine learning, cioè la capacità del computer di apprendere automaticamente da dati ed esperienze precedenti senza essere esplicitamente programmato per farlo, stanno rivoluzionando il mondo delle fonti energetiche rinnovabili, aprendo la strada a un futuro più sostenibile.

L’intelligenza artificiale per ottimizzare la produzione di energia

Grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati in tempo reale, l’IA si sta rivelando molto utile nella previsione e ottimizzazione della produzione di energia da fonti come il sole e il vento. Gli algoritmi di machine learning possono elaborare dati meteorologici, informazioni topografiche e altre variabili per predire la disponibilità eolica e solare in determinati luoghi e momenti, consentendo una pianificazione più efficace della produzione energetica.

Intelligenza artificiale e manutenzione predittiva

L’IA è fondamentale anche per migliorare l’efficienza e l’affidabilità dei sistemi energetici basati su fonti rinnovabili. L’implementazione di algoritmi di controllo intelligenti consente di ottimizzare il funzionamento di impianti fotovoltaici e turbine eoliche, regolando la produzione in base alle condizioni ambientali e alle esigenze della rete elettrica. Uno dei settori in cui l’IA sta dimostrando un impatto significativo è la manutenzione predittiva, cioè la manutenzione che si basa sull’uso di dati e analisi avanzate per prevedere quando una macchina o un impianto avrà bisogno di  manutenzione, consentendo interventi preventivi prima che si verifichino guasti o malfunzionamenti.

Le rinnovabili come obiettivo a breve termine

L’intelligenza artificiale è un aiuto nel velocizzare l’innovazione nel settore delle energie rinnovabili. Gli investimenti in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie alimentate dall’IA, come sistemi di accumulo energetico intelligenti o droni per l’ispezione degli impianti, stanno contribuendo a rendere le fonti rinnovabili sempre più competitive sul mercato energetico globale.

L’integrazione dell’intelligenza artificiale nel settore delle energie rinnovabili sta accelerando la transizione verso un sistema energetico più sostenibile ed efficiente.

Grazie alla combinazione tra innovazione tecnologica e un forte impegno per la protezione dell’ambiente, stiamo andando nella direzione di un futuro in cui l’energia pulita e rinnovabile diventerà la principale fonte di alimentazione per il nostro pianeta. Anche Solarfast si sta impegnando per conciliare nuove tecnologie e salvaguardia dell’ambiente: è questo che fa di un’azienda una realtà virtuosa, stare al passo con i tempi e con le novità che possono renderla competitiva e innovativa.

Ormai l’avrete sentito dire anche voi: le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono una delle delle risposte più innovative e promettenti alla sfida della sostenibilità. Questi gruppi di cittadini e imprese che si uniscono per produrre, consumare e gestire energia rinnovabile non rappresentano solo una soluzione pragmatica per l’autosufficienza energetica e la riduzione delle emissioni di CO2, ma incarnano anche un importante cambiamento culturale, verso l’adozione delle rinnovabili, sì, ma a livello ancora più profondo verso una concezione dell’energia come bene comune, di cui tutti devono disporre e a cui tutti devono contribuire.
Inoltre, l’approccio partecipativo e democratizzato alla gestione dell’energia non solo favorisce la riduzione dei costi energetici grazie all’accesso a fonti rinnovabili a prezzi competitivi, ma stimola anche la coesione sociale attraverso la creazione di posti di lavoro sul territorio e l’investimento in ulteriori progetti comunitari.

Si prevede che le CER contribuiranno significativamente alla capacità produttiva di energia rinnovabile tra oggi e il 2030. Gli esempi virtuosi sono già moltissimi, soprattutto all’estero, come il celebre caso (non isolato) di Samsø, in Danimarca, un’isola diventata completamente carbon neutral proprio seguendo questo modello e sfruttando la ventosità del luogo per la produzione di energia eolica. In Italia esistono già progetti innovativi come Energia Positiva, che permette ai propri associati di entrare a far parte di una comunità multi-localizzata e di diventare prosumer, cioè sia produttori sia consumatori dell’energia di cui necessitano. Questi esperimenti dimostrano come le CER non siano solo un’idea buona in teoria, ma una realtà possibile in pratica, ricca di vantaggi concreti e di benefici collaterali innumerevoli a livello economico, ambientale, sociale.

Tuttavia, le CER si scontrano con una serie di sfide che vanno dalla complessità delle normative alla difficoltà di accesso ai finanziamenti, passando per ostacoli tecnici e burocratici: in Italia il panorama si è mosso in modo significativo solo dall’entrata in vigore del relativo decreto, il 24 gennaio 2024, che introduce finanziamenti e incentivi per stimolare la nascita e lo sviluppo delle CER su territorio nazionale. Un passo fondamentale, perché solo con il giusto sostegno politico e finanziario, le comunità energetiche possono diventare davvero i pilastri che sono destinate a essere per supportare la transizione verso un futuro energetico sostenibile.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono un’alternativa convincente non solo alle fonti fossili di energia, ma anche a un modo di intendere beni e servizi individualistica e fondata sul concetto di scarsità che ci mostra il volto più desiderabile della transizione, quello che vede le varie parti in gioco complici e alleate nella costruzione di un futuro sostenibile e giusto.
Noi di Solarfast? Lo dice già il nome: siamo in prima linea.

L’energia solare fotovoltaica sta vivendo una trasformazione epocale, grazie a innovazioni tecnologiche che promettono di rivoluzionare il modo in cui generiamo, consumiamo e pensiamo all’energia. Andiamo a esplorare le novità più rilevanti in questo senso, per scoprire come potrebbero plasmare un futuro energetico più sostenibile ed efficiente.

Pannelli solari bifacciali: doppia raccolta, doppi vantaggi

I pannelli solari bifacciali rappresentano una svolta significativa in materia di efficienza fotovoltaica. Con la loro capacità di assorbire la luce solare da entrambi i lati, questi pannelli aumentano significativamente l’energia prodotta, specie in condizioni di elevata riflessione del suolo o su superfici riflettenti. Questa tecnologia è particolarmente vantaggiosa in aree geografiche dove la luce solare è abbondante e può riflettersi efficacemente dal suolo, come nelle regioni desertiche o nelle installazioni su grandi tetti bianchi.

Celle solari a perovskite: un salto quantico nell’efficienza

Le celle solari a perovskite sono al centro di un intenso interesse scientifico e industriale, grazie alla loro elevata efficienza di conversione della luce solare in elettricità e al basso costo di produzione. Queste celle possono essere stampate su vari substrati, inclusi materiali flessibili, aprono la strada a pannelli solari leggeri, flessibili e integrabili in una varietà di superfici. La sfida principale per la commercializzazione su larga scala delle celle a perovskite rimane la durabilità, ma i progressi recenti nella stabilizzazione del materiale fanno ben sperare.

Tecnologia tandem: l’unione fa la forza

Le celle solari tandem combinano due o più strati di materiali fotovoltaici per catturare una porzione più ampia dello spettro solare, superando così il limite teorico di efficienza delle celle solari tradizionali in silicio. Questa strategia può potenzialmente portare a celle solari con efficienze superiori al 30%, un miglioramento significativo rispetto al 20-25% delle migliori celle in silicio attualmente disponibili. Le ricerche in questo campo stanno esplorando combinazioni di materiali come perovskite su silicio e altri accoppiamenti innovativi.

Integrazione architettonica: eleganza e sostenibilità

L’integrazione fotovoltaica nell’architettura (BIPV) è una tendenza in crescita che promette di trasformare gli edifici da semplici consumatori a produttori di energia. I pannelli solari possono essere integrati in facciate, vetrate e tetti in modo esteticamente gradevole ed architettonicamente intelligente, contribuendo all’autosufficienza energetica degli edifici senza comprometterne l’aspetto. Questa sinergia tra design e sostenibilità rappresenta una direzione promettente per l’architettura contemporanea e urbana.

Nonostante le questioni aperte e le sfide tecnologiche, l’innovazione nel fotovoltaico sta vivendo un momento di grandissima vitalità, grazie alla spinta della ricerca accademica avanzata, degli investimenti industriali e degli incentivi politici per le energie rinnovabili. Spesso si dice che le tecnologie per la transizione sono già a nostra disposizione, ed è così, come sanno benissimo i clienti Solarfast, ma non per questo non dobbiamo continuare a interrogarci su come renderle sempre migliori in termini di efficacia ed accessibilità, perché possano liberare il loro pieno potenziale di impatto positivo sull’ambiente, sull’economia e sulla società.

In un contesto in cui la preoccupazione per il cambiamento climatico e la necessità di soluzioni energetiche sostenibili sono sempre più pressanti, l’off-grid si presenta come una risposta promettente per garantire l’accesso universale all’elettricità, specialmente nelle regioni remote e in via di sviluppo.

Essere off-grid (o fuori rete) significa non essere fisicamente collegati alle utenze tramite fili, tubi o cavi. Quando un edificio è off-grid, significa che non ha alcuna connessione fisica o relazione con alcun tipo di utility e tutta l’energia che utilizza proviene da una fonte di energia che genera e immagazzina da sé. Questi sistemi risultano particolarmente utili in zone prive di infrastrutture elettriche o in cui implementarle risulterebbe eccessivamente costoso.

È fondamentale considerare l’importanza di questa tecnologia, soprattutto alla luce del fatto che circa 840 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’elettricità, con la maggior parte di loro che risiede in aree rurali dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale. L’energia solare off-grid emerge come una soluzione vitale per migliorare la qualità della vita in queste comunità, consentendo l’accesso all’energia per illuminazione, cottura, riscaldamento e alimentazione di dispositivi elettronici.

Ma senza andare lontano, chiunque può propendere per questa soluzione e non essere più soggetto alle fluttuazioni dei prezzi di mercato. Per uscire dalla rete elettrica è necessario fare un investimento iniziale su un impianto energetico e di stoccaggio, che può significare ad esempio acquistare un kit di pannelli solari off-grid appositamente progettati con una batteria per catturare l’energia solare, convertirla in elettricità e immagazzinare energia extra. Questo investimento varia in base alle dimensioni dell’immobile e all’energia necessaria, e sarà recuperato negli anni grazie ai risparmi sui costi energetici, ma anche in partenza è sempre meno oneroso grazie a modelli di business innovativi come il sistema pay-as-you-go. Una volta acquistato l’impianto basterà installarlo sul tetto o sul balcone e diventare ufficialmente autosufficienti.

Tra i vantaggi di questa scelta c’è naturalmente la sostenibilità, grazie all’utilizzo di energia solare, una fonte pulita e rinnovabile che riduce la dipendenza da combustibili fossili, ma anche l’accessibilità, poiché può essere rapidamente implementata in aree remote senza richiedere estese infrastrutture di rete; e infine l’affidabilità, con l’avanzamento nella tecnologia delle batterie che consente la conservazione dell’energia per utilizzi notturni o in periodi nuvolosi, aumentando l’affidabilità dei sistemi.

Organizzazioni come l’IRENA (Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili) e programmi di finanziamento internazionali giocano un ruolo cruciale nel sostenere progetti di energia solare off-grid, fornendo le risorse finanziarie e tecniche necessarie per la loro implementazione.

Dentro o fuori la rete, l’energia solare è sempre una risposta conveniente e lungimirante, da cui non si vuole più tornare indietro, come possono testimoniare gli affezionati clienti Solarfast!

Di cosa parliamo davvero quando parliamo di povertà energetica?

Parliamo dell’ansia al pensiero della bolletta, certo, ma come simbolo di un fenomeno sociale ed economico più ampio e complesso, che negli ultimi anni è divenuto ancora più urgente a causa della crisi pandemica, economica ed energetica, raggiungendo direttamente o con la sua eco ciascuno di noi.

Vivono in povertà energetica tutte le persone che non possono permettersi un livello minimo di servizi energetici per le loro esigenze quotidiane, come riscaldamento, raffreddamento, illuminazione e uso di apparecchiature elettriche essenziali. Il fenomeno è determinato dalla combinazione di tre fattori principali: prezzo elevato dell’energia, basso reddito del nucleo familiare e inefficienza dell’abitazione e degli elettrodomestici dal punto di vista energetico.

Una combinazione tristemente diffusa: basti pensare che secondo l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE), nel 2021 sono 2,2 milioni le famiglie italiane che si trovano in tale condizione – l’8,5% del totale, in aumento rispetto all’8% del 2020. In Europa una famiglia su quattro dichiara di non potersi permettere un adeguato riscaldamento, raffreddamento o illuminazione nella propria abitazione.

Affrontare questo problema è una sfida prioritaria, soprattutto in un momento in cui è in atto uno sforzo collettivo verso la transizione ecologica. Il Green Deal europeo, il piano globale di crescita dell’Unione Europea per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, esplicita la necessità di affrontare la questione in modo prioritario, per garantire una transizione giusta per tutti. Tra le misure che possono fare la differenza figurano incentivi finanziari, sussidi per l’efficienza energetica e programmi di installazione di sistemi solari per le famiglie a basso reddito. Quest’ultimo punto ci interessa particolarmente: è bene ricordare che, in un quadro generale che ha visto il costo delle rinnovabili scendere dell’89% dal 2010, l’energia solare si colloca come la più economica in assoluto.

In Italia giunge proprio nel 2024, dopo due anni di attesa, la nuova normativa che prevede incentivi per 5,7 miliardi destinati ai territori per finanziare la produzione e la condivisione di energia rinnovabile. Un passo fondamentale per il settore, che contribuirà notevolmente a sollevare tante famiglie dalla condizione di povertà energetica e il nostro Paese dalla dipendenza dalle fonti fossili, inquinanti, costose ed esposte alla volatilità di scenari geopolitici che ne mettono a rischio l’approvvigionamento e ne influenzano il costo.

Ma soprattutto un passo verso l’idea che l’energia sia un diritto fondamentale e che le fonti rinnovabili giochino un ruolo primario nel garantirlo, a riprova del fatto che il loro impatto è tanto positivo sul piano ambientale quanto su quello sociale. A Solarfast sogniamo un mondo in cui la bolletta non è più fonte di ansia, per nessuno. E ogni giorno, con il nostro lavoro, contribuiamo a realizzarlo.

Ci sono notizie così importanti che la loro eco risuona a lungo. Quelle sugli esiti della COP 28, svoltasi a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 sono senza dubbio tra queste. Oltre 90.000 delegati, compresi gli Stati membri (o parti) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), si sono ritrovati per presentare proposte, condividere dati scientifici, indicare le strategie e fissare le azioni per raggiungere gli obiettivi di contenimento delle temperature globali.

Questa COP è stata a priori molto criticata per la presenza nutrita e contraddittoria di grandi produttori di combustibili fossili, ma a posteriori molto applaudita per l’accordo inaspettato con cui si è conclusa che, per molti segna “l’inizio della fine” dell’era dei combustibili fossili e getta le basi per una transizione rapida, giusta ed equa.

Ci si riferisce in particolare a un passaggio del testo finale condiviso da tutte le parti coinvolte, anche se con un giorno di ritardo a causa delle molteplici posizioni discordanti che hanno animato il dibattito. Il passaggio chiede “l’abbandono dei combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico per raggiungere lo zero netto entro il 2050 in linea con la scienza”: si tratta del primo riferimento ufficiale, per quanto vago, al tanto urgente impegno di phase out dai combustibili fossili, responsabili delle emissioni che causano il riscaldamento globale.

Questo passaggio è senz’altro un atteso punto di svolta, ma per quanto concerne il settore delle energie rinnovabili l’aspetto più significativo e promettente emerso dalla COP 28 è senza dubbio l’impegno sottoscritto da oltre cento paesi di triplicare la capacità delle energie rinnovabili entro il 2030 portandola ad almeno 11.000 GW entro il 2030, raddoppiando il tasso medio annuo globale di miglioramento dell’efficienza energetica (dal 2% a oltre il 4% su base annua) fino al 2030.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, nel suo discorso di presentazione dell’accordo del il 2 dicembre, ne esprime perfettamente la portata storica, definendolo un messaggio di speranza a tutte quelle persone che hanno bisogno di energia accessibile e a basso costo per tenere le luci accese senza inquinare l’aria o per preparare i pasti senza respirare fumi nocivi. (…) Come è noto, l’energia più economica al mondo è quella che non viene utilizzata. Per questo abbiamo fissato l’obiettivo di raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. E le fonti di energia più economiche al mondo sono le energie rinnovabili. L’energia solare, ad esempio, è oggi dieci volte più economica di dieci anni fa. E le energie rinnovabili creano nuovi e buoni posti di lavoro. Oggi nel mondo ci sono più lavoratori nel settore dell’energia pulita che in quello dei combustibili fossili (…) con questi obiettivi inviamo anche un chiaro messaggio alle industrie e agli investitori. Stiamo fornendo loro chiarezza e prevedibilità sul futuro, sulla direzione di marcia.

La crescita della capacità di energia rinnovabile a livello mondiale nel 2023 è stata del 50%, raggiungendo quasi 510 gigawatt (GW), con il fotovoltaico a rappresentare circa tre quarti delle nuove aggiunte. La Cina, in particolare, ha mostrato un aumento impressionante, ma anche in Europa, negli Stati Uniti e in Brasile si sono registrate crescite record: e noi, a Solarfast, non potremmo essere più orgogliosi di essere con il nostro lavoro parte attiva da oltre 15 anni di questo grande e necessario cambiamento globale, che con gli impegni della COP 28 non potrà che diventare ancora più rapido e diffuso.

L’Enea, in seguito all’analisi trimestrale sul sistema energetico, descrive il panorama italiano del 2023: “Consumi sostanzialmente stabili (-0,3%) nel terzo trimestre dell’anno, ma forte contrazione delle emissioni di CO2 (-8%) per il minore utilizzo di fonti fossili e il significativo aumento delle rinnovabili. Stime preliminari per l’intero 2023 indicano un calo dei consumi di circa il 3% e delle emissioni di circa l’8%”. 

Una situazione certamente favorevole, per un futuro sempre più sostenibile. 

Seguendo i dati forniti dall’Agenzia, c’è stato un miglioramento anche dell’Ispred, indice della transizione energetica in rapporto a prezzi, emissioni e sicurezza degli approvvigionamenti. L’indice è aumentato del 48% rispetto al 2022. 

Il coordinatore dell’analisi, Francesco Gracceva, ha evidenziato il fatto che l’andamento dei consumi è attualmente in linea con l’andamento di Pil, produzione industriale e clima. La situazione è dunque migliorata e il calo delle emissioni nel terzo trimestre del 2023 è determinato in particolare dai settori Ets, ovvero l’industria energivora e la generazione elettrica. 

Secondo i dati di Enea, le energie fossili hanno subito un calo di circa 1,5 Mtep. Il carbone è sceso del 40%, mentre le rinnovabili sono salite del 20%: da registrare, in questo, la ripresa dell’idroelettrico.

Nonostante le buone prospettive per il futuro, Gracceva di Enea riporta che: “l’incremento della quota di FER sui consumi finali, che a fine anno dovrebbe raggiungere il target del 20,5%, superando il massimo storico del 2020, non è ancora in linea con la traiettoria necessaria a raggiungere il nuovo obiettivo del 40% al 2030”.

Il paese comunque si affaccia ad una situazione stabile per l’inverno 2023-2024. Questo grazie anzitutto al riempimento di stoccaggi che tocca attualmente valori record.

Inoltre, secondo i dati di Enea, l’Italia sta avendo un cambiamento progressivo per quanto riguarda l’affidamento a nuovi partner energetici: “nei primi dieci mesi del 2023, infatti, il drastico crollo delle importazioni di gas russo (la cui media giornaliera è scesa a 8 mln di m3, rispetto  ai 77 del 2021 con un calo di circa il 90%) è stato compensato da aumenti significativi di tutte le altre fonti di approvvigionamento (+16 mln di m3/giorno il GNL nel 2023 rispetto al 2021, +14 mln di m3/g il gas dal Nord Europa, +8 mln di m3/g il gas algerino e azero)”.

Altro fattore positivo è il ricorso alle fonti non rinnovabili, dato che continua a diminuire: in media, al giorno, gli italiani hanno “richiesto” 30 milioni di metri cubi in meno da gennaio a ottobre rispetto al fabbisogno del 2021.

Nonostante ciò, secondo l’Agenzia occorrerà monitorare il passare dei mesi perché con temperature più rigide “potrebbero evidenziarsi criticità”.

Altri dati interessanti derivano dalle tecnologie per la decarbonizzazione. Un problema che ne deriva è sicuramente quello dello sbilanciamento commerciale: “nel primo semestre 2023 il disavanzo ha superato i 3 miliardi di euro, pari a quasi l’80% del deficit registrato nell’intero 2022, con il peso del saldo commerciale sul Pil che ha raggiunto lo 0,32% (era allo 0,2% nel 2022)”. 

Un altro rischio è quello di resistere in un settore così competitivo, per quanto riguarda l’Italia: “il vantaggio tecnologico del paese risulta assai consolidato nell’edilizia (con valori dell’indice di specializzazione stabilmente superiori a 1,3 nel corso dell’ultimo ventennio), ma tende a declinare nell’industria, presentando negli ultimi anni valori appena intorno all’unità”.

In generale, non si può dire che la situazione non presenti difficoltà, ma ciononostante lo scenario per il futuro energetico del Paese è in progressivo miglioramento. 

Fonte: EnergiaOltre.it

Non si tratta di un’utopia: dopo sei anni di esperimento, da parte dei ricercatori delle Università di Surrey e Swansea in Regno Unito, si è dimostrato che è possibile realizzare pannelli solari leggeri e a basso costo adatti a produrre energia da inviare dallo spazio a terra. 

Gli scienziati del Centro per la ricerca sull’energia solare dell’Università di Swansea hanno sviluppato nuove celle solari al tellururo di cadmio (CdTe) che, pur non essendo prive di criticità, assicurano leggerezza, potenza ed economicità.

In principio, il progetto iniziale prevedeva un esperimento della durata di un anno, mentre l’effettiva ricerca è durata cinque anni in più rispetto a quanto previsto. I ricercatori hanno dimostrato che il fotovoltaico a film sottile del team può resistere al vuoto, alle dure condizioni termiche spaziali e alle aggressive radiazioni ionizzanti.

Con l’obiettivo di testare la resistenza della tecnologia all’ostile ambiente spaziale, il team di scienziati ha depositato il CdTe direttamente su un vetro qualificato per lo spazio. Ha realizzato quattro prototipi di celle solari, che sono diventati parte del carico utile sperimentale, sviluppato da CSER e dal Surrey Space Center (SSC), per il lancio dell’AlSAT-1N CubeSat, spedito in un’orbita il 26 settembre 2016.

Dopo questi sei anni di ricerca e sperimentazione,il professor Craig Underwood dell’Università del Surrey ha affermato che:  “(…) La tecnologia delle celle solari a massa ultra-bassa potrebbe portare alla realizzazione di grandi centrali solari a basso costo dispiegate nello spazio, inviando energia pulita sulla Terra. Ora abbiamo la prima prova che la tecnologia funziona in modo affidabile in orbita”. 

Fonte: Rinnovabili.it

La nuova pubblicazione trimestrale del GSE traccia la crescita del comparto fotovoltaico: in 9 mesi aggiunti 3,5 GW di nuova potenza elettrica solare grazie ad oltre 280mila impianti. A giorni siamo in attesa del nuovo decreto per sostenere l’agrivoltaico e altri importanti interventi legislativi.Infine la conferenza di Elettricità Futura, alla presenza di Terna, Enea e GSE ribadisce l’obiettivo di coprire entro il 2030 l’84% di risorse da fonti rinnovabili. Non si puo dire che l’impegno del Ministero dell’ambiente e di tutti i player in gioco non stia dando risultati concreti anche se ovviamente sono molti gli impegni e le promesse che andranno mantenute nei prossimi anni.

Tornando alla prima notizia, in solo nove mesi e la nuova potenza degli impianti fotovoltaici in Italia ha eguagliato la crescita del 2015/2021.
L’exploit che sta caratterizzando il comparto solare nazionale non è una sorpresa e, anche se oggi si teme una brusca frenata con la fine del Superbonus, il segmento continua a mostrare una buona dinamicità. A rivelarlo sono gli ultimi dati di InFotovoltaico, la pubblicazione trimestrale del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) resa disponibile il 17 novembre. Il documento aggiorna i dati del comparto al 30 settembre 2023 e rivela i dati su nuova capacità aggiunta e potenza totale installata nel Belpaese.

Nuova capacità fotovoltaica 2023 in Italia

In nove mesi gli impianti fotovoltaici in Italia sono cresciuti di ben 283mila unità, pari ad un più 124% rispetto ai primi nove mesi del 2022. Tali sistemi corrispondono ad una nuova capacità fotovoltaica di 3,5 GW (+115%), vero e proprio record degli ultimi anni. Basti pensare che nel 2019 il Belpaese aveva installato a malapena 750 MW solari. Il che significa che oggi la nazione può vantare una capacità fv totale cumulata di oltre 28 GW.

Ovviamente il comparto è ben lontano dai picchi dell’era d’oro del Conto Energia, Il segmento che ha trainato il mercato in questo 2023 è quello degli impianti solari di piccola taglia, residenziali e non. Nel dettaglio da gennaio a settembre, sono stati messi in esercizio oltre 253mila sistemi di potenza compresa tra 3 e 20 kW, per una capacità complessiva di 1,66 GW. Il motivo dietro questa crescita? Si tratta ancora dell’effetto Superbonus, ma qualcosa sta cambiando anche su scala utility. In questi nove mesi abbiamo aggiunto alla rete 117 grandi impianti (taglia da 1 MW ad oltre 5 MW) per una capacità totale cumulata di 493 MW.

La produzione degli impianti fotovoltaici in Italia

Nei primi nove mesi dell’anno gli impianti solari in Italia hanno generato 25.643 GWh, dato in crescita del +7,3% rispetto all’intero anno precedente. Di questo totale, 6.114 GWh è la quota in autoconsumo, ossia quella parte di energia fotovoltaica generata e consumata dal produttore senza essere messa in rete. Anche in questo caso il dato appare in crescita (più 16,6%) rispetto all’intero anno 2022.

In termini di produzione territoriale le Regioni con il dato più elevato appaiono essere, in ordine: Puglia (3.435 GWh), Lombardia (3.028 GWh), Emilia Romagna (2.500 GWh) e Veneto (2.462 GWh). Scendendo di scala, il documento del GSE mostra come le province con risultati di producibilità migliori siano: Ragusa, Agrigento e Sud Sardegna (circa 1.025 ore di funzionamento), per una media poco inferiore a 3,8 ore/giorno.

Leggi qui i dati GSE sugli impianti solari in Italia

Fonte: Rinnovabili.it